“CREDIAMO ALLA RISURREZIONE DEI MORTI, ALLA CONDANNA DEI REPROBI E ALLA GLORIFICAZIONE DEI REDENTI, I QUALI HANNO PERSEVERATO NELLA FEDE FINO ALLA FINE”
(ATTI 24:15; MATTEO 25:46; 24:12, 13).
In tutta la Sacra Scrittura il termine “morte” non significa mai estinzione dell’essere, ma separazione. Per risurrezione quindi, s’intende la ricostituzione dell’uomo in forma incorruttibile, negli elementi che costituiscono il suo “intero essere… lo spirito, l’anima e il corpo” . Questa risurrezione, secondo la Bibbia è universale, anche se, nel piano di Dio, avviene in tempi diversi .
La Scrittura non insegna assolutamente l’estinzione dell’essere degl’increduli, né che Dio annulla l’esercizio della libera volontà dell’individuo nell’accettare o nel rigettare Cristo e quindi, di conseguenza ogni individuo è responsabile delle proprie scelte. Ecco perché nella Scrittura v’è un esplicito appello alla vita di santificazione e alla perseveranza finale.
Coloro che hanno accettato Cristo ed hanno ubbidito alla Sua Parola risorgeranno in “risurrezione di vita”, infatti “beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione”, e gli altri in “risurrezione di giudizio” . I primi godranno appieno la “vita eterna” con Dio; gli altri la separazione eterna da Lui.